Martedì 23 novembre
Ancora un cambiamento di programma. Si è fatto vivo l’Honorable Deputé di Natitingou, Monsieur N’Da Antoine N’Da, che vuole conoscermi. Bisogna andare a Porto Novo, all’Assemblea Nazionale, riunita per lavori. Sono solo 40 Km, ma si tratta di un’ininterrotta colonna di auto e camion che vanno a carbone, la mascherina che indosso più che il virus serve a trattenere i fumi di scarico dei veicoli. Tra una cosa e l’altra se ne vanno 4 ore, torniamo e poi, finalmente, via verso Natì. Ripassando per Cotonou, Sylvain mi offre un simpatico diversivo. A sorpresa, ci fermiamo a visitare una scuola elementare nel quartiere dove lui abita. Apprendo così che Sylvain, moglie e figlio, Barak, vivono a Cotonou e non a Natì, dove però lui passa la maggior parte del tempo.
Ci fermiamo per dormire a Bohicon e al mattino prestissimo ripartiamo per Natì.
Mercoledì 24 novembreSono 500 Km di strada asfaltata, con alcune buche, sapientemente distribuite per sorprendere gli autisti, che corre attraverso sconfinate foreste. Riconosco le acacie, i manghi, i neré, gli alberi di karité e di tek e poi, a sovrastare questo mare verde, immensi baobab e fromager.
Arriviamo a Parakou e qui lasciamo la strada per inoltrarci su una pista rossa verso il villaggio di Kaya. Siamo ancora a 100 Km da Natì, ma qui ci aspetta un raggruppamento di giovani affiliati a MUSCO, che stanno realizzando un progetto del tutto simile a quello che finanziamo noi (ma loro senza soldi). Tre ragazzi di Natì, che hanno partecipato al nostro progetto l’anno scorso, sono ora qui in funzione di promotori/animatori/formatori. Tutto il villaggio ci sta aspettando, tamburi e canti, applausi, discorsi di benvenuto e chiacchiere varie. Ci sono i giovani agricoltori, le famiglie, i bambini, i vecchi.
Hanno anche preparato il pranzo (polenta di igname, condita con salsa di arachidi e pesce secco) e si mangia tutti assieme da grandi pentoloni comuni, ma io e Sylvain abbiamo diritto al piatto e alle posate. Poi visita ai campi. Sono sei ettari coltivati intensivamente. È finita la raccolta della soja, è in corso quella del mais e poi sarà la volta dei piselli. Vedo un grande lavoro in corso nonostante sia privo di finanziamenti. Parlo con il tesoriere: è contento dei guadagni. Una parte verranno reinvestiti per l’agricoltura e il resto verrà diviso tra i ragazzi per la scuola. Come funziona o dovrebbe funzionare a Natì, vedremo.
Arriviamo la sera molto tardi a Natì e Sylvain mi ha piazzato nel “centro pastorale vescovile”. Tutto molto semplice ma pulitissimo, qui dormirò e mangerò per i prossimi 10 giorni. Una specie di suora veglierà affinché non mi porti nessuno/a in camera (vietatissimo), però sorride mentre me lo dice e mi sconsiglia anche di fumare, perché fa male.